Che dormiamo su sabbie
di deserti o spiagge
tra le resine sotto una prua
o su un caos di pietre e fango
Tangeri non è lontana da qua
vivo secondo quello che sento
o credo di sentire
pensare e sentire ingannano il pensatore
ho le labbra cicatrici di salmastro
e nelle ossa una umidità antica
questi luoghi sono rotte e materia.
Dall’avamposto ultimo a ovest
tutto è sud del mondo
dove essere fu sempre navigare
Il silenzio ci abitò, una jihad
nel ventre lacerato dai misteri
Ora per marciapiedi e piazze e moli
ribellioni permanenti e miracoli
sono obbligato a vivere
sulle curve dell’infinito
la malinconia è un paesaggio interiore
la prospettiva è l’estetica del sogno.
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