Caro Antonio,
ho seguito il tuo viaggio e poi mi sono mosso nella galleria dei personaggi, dei ritratti, che animano il libro e la tua memoria.
Un’umanità precisa, storicamente definita e, al tempo stesso, un’umanità eterna, direi mitica. Un corpo a corpo con la terra, con la pianta di Dioniso e il suo succo, da coltivare (anche nel senso di culto), lavorare e domare, rispettare, nella ripetizione rituale di gesti, emozioni, preghiere (e bestemmie). Un’umanità che riconosce e prega dio attraverso la fatica delle mani e la naturalezza del rito.
Inutile dirti quanto le tue parole abbiano portato la mia immaginazione dall’America del Sud a Ponza e altrove e ovviamente alla Grecia antica: doveva essere così anche allora. Così ho fatto di te un Archiloco e di Ponza una specie di Taso “schiena d’asino”.
Prof. Carmine Catenacci